martedì 22 novembre 2016

Animali notturni

Di Tom Ford avevo adorato il primo film, A single man, adattato dal romanzo di Isherwood. Per cui al suo secondo lavoro mi sono fiondata al cinema e ho scelto di andare a vederlo in lingua originale per potermelo godere fino in fondo.

Di Animali notturni Tom Ford è produttore, regista e sceneggiatore, per quanto di una sceneggiatura non originale ispirata al romanzo Tony and Susan di Austin Wright. Del resto, si sa, Tom Ford è un megalomane e un perfezionista, e forse i film non li farebbe se non se li potesse gestire in totale autonomia.

Con questo secondo film, il regista conferma tutte le qualità che già aveva messo in evidenza nel primo, ossia una confezione cinematografica un po’ retro (che strizza l’occhio a registi del calibro di Alfred Hitchcock), di una perfezione calligrafica e di una bellezza estetica da lasciare a bocca aperta.

Animali notturni parla fondamentalmente di un personaggio, Susan (Amy Adams), una ricchissima borghese che vive in una casa da sogno e che fa la curatrice di un museo di arte contemporanea, ma la cui vita sta andando in pezzi, complice l’allontanamento progressivo del secondo marito. Un giorno Susan riceve il manoscritto del libro che il suo primo marito, Edward (Jake Gyllenhaal), sta per pubblicare e che si intitola appunto Animali notturni. Da quel momento, Susan viene assorbita nella lettura di questa storia che  rivanga episodi e sentimenti del passato e porta alla memoria alcuni momenti della storia con Edward e soprattutto il modo “brutale” in cui lei lo ha lasciato.

La lettura del romanzo, che scorre parallela ai giorni che Susan sta trascorrendo da sola in casa mentre suo marito è a New York e la sta sicuramente tradendo, diventa un viaggio negli abissi delle paure, del rimpianto e del rimorso della donna, materializzati nel racconto di un uomo cui tre balordi, in una desolata strada del Texas di notte, rapiscono moglie e figlia e le uccidono, e da cui lui si salva per miracolo e per cui cercherà vendetta grazie all’aiuto di un agente di polizia che non ha più niente da perdere.

Al mondo dalle linee essenziali e dai colori freddi in cui vive Susan si contrappongono i colori, la mutevolezza, la polvere e la brutalità dell’ambientazione texana e dei personaggi del romanzo. Due mondi che apparentemente non hanno alcun punto di contatto, se non che il mondo asettico e totalmente estetizzante in cui vive Susan la brutalità la mette in mostra in performance e opere d’arte, ma l’ha in un certo senso epurata dalla vita. Un mondo finto il cui equilibrio emotivo apparentemente inscalfibile può essere mandato in frantumi con una iniezione di pathos e di brutalità.

Tom Ford riesce a creare uno stato di fibrillazione e di ansia crescenti e una sensazione di pericolo e di morte imminenti che paradossalmente riguardano il presente e la realtà di Susan esattamente come il racconto di fantasia di Edward.

Un film stilisticamente e cinematograficamente da “wow”, che mi ha lasciata però un po’ delusa sul piano dei contenuti. A differenza di A single man, in cui oltre la confezione c’era una stratificazione di senso complesso, fors’anche grazie alla complessità del testo di partenza, in questo caso personalmente ci ho intravisto parecchi temi - le dinamiche di coppia, la vendetta, il conflitto tra le classi sociali, il rapporto madre-figlia, la creatività - ma nessuno di questi mi ha aperto orizzonti nuovi né trasmesso significati originali.

In ogni caso i film si possono enormemente apprezzare anche al di là dei significati più o meno profondi che trasmettono.

Voto: 3,5/5

4 commenti:

  1. Anch'io sono andata piena di aspettative ... mi ha un po' delusa sul piano narrativo, peccato!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh sì... perché cinemtograficamente è bellissimo!

      Elimina
  2. A me è piaciuto molto. Apparentemente è un film di genere, certo molto meno coinvolgente rispetto a "A single man" (dove la storia, toccante, e l'ottima interpretazione di Colin Firth "influenzavano" molto il giudizio) però molto più adulto dal punto di vista cinefilo. Ci sono virtuosismi di regia straordinari (i titoli di testa sono qualcosa di meraviglioso) e un lavoro di scrittura e montaggio molto più complesso. In ogni caso, Tom Ford ha fatto centro anche questa volta...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Fondamentalmente sono d'accordo con te. Cinematograficamente è un grande film. Diciamo che il primo mi aveva toccato di più.

      Elimina

Lascia qui un tuo commento... Se non hai un account Google o non sei iscritto al blog, lascialo come Anonimo (e se vuoi metti il tuo nome)!