giovedì 4 agosto 2016

Ghostbusters

Il nuovo Ghostbusters diretto da Paul Feig è fedele all'originale del 1984 sia dal punto di vista del'essenza narrativa sia da quello dello spirito che anima il film, in equilibrio tra avventura e commedia brillante.

E non è un caso che dietro questa nuova versione c'è il produttore Dan Aykroyd, che al tempo era uno dei protagonisti, e che alcuni dei componenti del team di allora sono chiamati a fare dei camei, ad esempio Bill Murray, che qui ritorna nelle vesti di un professore che smaschera gli impostori che vogliono farsi passare per acchiappafantasmi.

Questo fil rouge che unisce il passato al presente si imbeve però anche della cultura cinematografica – e non solo – che ha caratterizzato questi ultimi trent'anni, cosicché anche chi – come i miei nipoti che sono venuti con me al cinema – non ha elementi di riferimento al passato può riconoscere nella sceneggiatura moltissimi omaggi e citazioni a film, soprattutto di supereroi.

E poi il nuovo Ghostbusters si adegua ai tempi anche nel senso che agli eroi comici del passato si sostituiscono quattro donne, due scienziate amiche, Erin (Kristen Wiig) e Abby (Melissa McCarthy), una straordinaria produttrice di armi, Jillian Holtzmann (Kate McKinnon), e una guardiana della metro di New York, Patty (Leslie Jones). I due protagonisti maschili del film sono il loro segretario, bellissimo ma totalmente senza cervello, Kevin (Chris Hemsworth), e il cattivo di turno che, sbeffeggiato da tutti, sta cercando di vendicarsi liberando tutti i fantasmi intrappolati nell'universo parallelo della non morte.

Alla fine dei conti, la parte più riuscita e più interessante è quella comica, in cui le nostre eroine dimostrano di saperci fare, mentre la parte di azione e di avventura ne risulta un po' sacrificata e non particolarmente appassionante. Persino nelle scene di azione predomina il divertimento delle buffe armi realizzate da Holtzmann e degli altrettanto buffi aspetti dei fantasmi.

Puro cinema estivo di intrattenimento, cui ogni tanto è molto bello abbandonarsi, senza spegnere completamente il cervello (perché l'intelligenza non manca in questa sceneggiatura), ma senza doverlo tenere attivo al 100% e senza dover mettere sotto stress la propria dimensione emotiva.

Voto: 3/5


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