mercoledì 3 giugno 2015

Il regno dei sogni e della follia

Evento speciale al cinema nei giorni 25 e 26 maggio con la proiezione del documentario di Mami Sunada dedicato allo Studio Ghibli (imparerete dal film che si dice Gibli e non Ghibli, come da sempre diciamo tutti noi...) e, in particolare, alla straordinaria figura di Hayao Miyazaki (o come dicono nel film Miyazaki Hayao o anche MiyaSan).

La regista del documentario ha vissuto nella casa di produzione per tutto il periodo della realizzazione di Si alza il vento, raccontando il modo di lavorare di Miyazaki e dei suoi collaboratori, ma anche la storia dello straordinario sodalizio che ha reso possibile che lo Studio Ghibli diventasse quello che è diventato.

Così, da un lato, vediamo il signor Miyazaki che ogni mattina (puntualissimo) - indossando il suo grembiulone con gli orsetti - arriva in ufficio, si siede alla sua scrivania e comincia a disegnare, a volte senza avere nemmeno esattamente in mente qual è la storia che vuole raccontare, e lì resta fino alle 21. Nel corso della giornata ci sono alcuni appuntamenti fissi: la ginnastica mattutina con tutti i collaboratori, resa possibile dal programma radiofonico relativo, e l'uscita sul terrazzo la sera tutti insieme a vedere il tramonto. Nel frattempo, nello studio è tutto un fermento di persone che disegnano, colorano, si confrontano, imparano, mentre il gatto bianco con le macchie nere si muove placido per le stanze e sonnecchia nella cesta o al sole, indifferente a tutto tranne che al Maestro.

Dall'altro lato, però c'è Toshio Suzuki, l'amico, produttore e manager, che - mentre Miyazaki disegna - incontra uffici legali, persone del marketing, fa riunioni, segue le vendite e gli incassi e in qualche modo consente allo studio di sopravvivere.

Sullo sfondo resta il terzo uomo dello Studio Ghibli, Isao Takahata, regista, produttore e sceneggiatore, che risulta apparentemente esterno al sodalizio tra Miyazaki e Suzuki, ma che - come il documentario a poco a poco rivela - è stato ed è determinante nel definire l'identità dello Studio.

Oltre alle relazioni tra questi tre uomini diversissimi ma perfettamente complementari, il documentario è interessante perché permette di scoprire un Miyazaki inedito, cogliendone sia la poetica sia la cifra umana.

Ne viene fuori l'immagine di un uomo con un'ingenuità e un entusiasmo un po' infantili e, al contempo, con una profondità, una consapevolezza e una serenità di anziano, che non si sottrae alle paure. Cosicché lo vediamo da un lato sistemare le caprette peluche (che vengono da una vecchia esposizione su Heidi) davanti e fuori dalle finestre di casa affinché i bambini che vanno all'asilo possano vederle e salutarle tutti i giorni, dall'altro raccontarci il suo mondo nel quale l'angolo di visuale è piccolissimo e in buona parte ripetitivo, ma che nondimeno gli consente di comprendere la realtà grazie all'attenzione e all'empatia verso gli altri. Poi lo vediamo emozionarsi quando ci dice che lo Studio Ghibli è destinato a morire e commuoversi alla prima visione e alla conferenza stampa di Si alza il vento, ma anche estraniarsi guardando dalla finestra i tetti della città e facendo correre la sua fantasia lontanissimo, come fanno tutti i suoi film. E poi ci fa scendere una lacrimuccia quando scrive la lettera di risposta a una persona che gli aveva raccontato quanto suo padre aveva fatto per lui bambino nella circostanza terribile del terremoto di Tokio. Tutto poi ci fa capire quanta parte dei contenuti dei suoi film siano parte integrante della sua vita, come ad esempio la sfiducia nel progresso, l'impronta ecologista, l'etica giapponese e così via.

Nel documentario poi c'è molto altro: per esempio la breve e un po' sofferta testimonianza del figlio di Miyazaki, Goro, nonché una serie di chiacchiere e racconti in cui spesso ci si perde, ma da cui - dopo due ore di immersione nel mondo dello Studio Ghibli - si esce felici di aver fatto la conoscenza con questa straordinaria e unica fabbrica dei sogni e grati che Miyazaki, Suzuki e Takahata si siano incontrati e abbiano realizzato questo sogno condiviso, che è diventato anche quello di tanti bambini e adulti in tutto il mondo.

Voto: 4/5

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