mercoledì 1 ottobre 2014

Dragon trainer 2

Non volevo assolutamente perdere questa seconda puntata della saga di Hiccup, l’addestratore di draghi, perché il primo film - abbastanza inaspettatamente - mi era piaciuto moltissimo. Avendo sentito amici magnificare questo secondo come addirittura superiore al primo, mi sono fiondata al Cinema dei piccoli di Roma cercando di non lasciarmi sfuggire una delle ultime possibilità di vederlo.

Dunque, il film mi è piaciuto e ci ho ritrovato molte delle cose che avevo apprezzato nel primo: il rapporto genitori/figli, il pacifismo, l’accoglienza della diversità, l’entusiasmo della gioventù, la ricerca della propria identità, il desiderio della scoperta, l’importanza dell’amicizia e del riconoscimento reciproco.

In questo secondo capitolo, Hiccup è ormai ventenne e abita in una comunità in cui draghi e umani convivono pacificamente e gioiosamente. Ma il ragazzo è animato dal sacro fuoco della ricerca e della scoperta e dunque insieme a “sdentato” (la furia buia) è sempre in esplorazione del mondo e - con i numerosi accessori “tecnologici” che ha inventato - sta provando a tracciare la mappa del mondo conosciuto. Hiccup è un giovane che in qualche modo sta ancora cercando il proprio posto nel mondo.

In uno di questi viaggi esplorativi Hiccup si imbatte in un gruppo di cacciatori di draghi, seguendo i quali arriverà prima un mondo popolato di draghi nel quale ritroverà sua madre (perduta durante i primissimi anni di vita), poi dovrà fare i conti con un malvagio che utilizzando la forza dei draghi vuole diventare il padrone del mondo.

Nella classica lotta del bene contro il male (di cui potete già immaginare l’esito), le cose più belle e più importanti stanno nel mezzo, ossia in quel passaggio delicato nella vita di un uomo nel quale questi deve assumersi le proprie responsabilità e per farlo deve prendere le distanze dalla propria famiglia di origine e dall’affetto dei propri genitori. Quel momento cruciale in cui è possibile riconoscere le proprie specificità solo dopo aver accettato il senso di continuità con le nostre radici e averlo fatto proprio.

Insomma, una bella favola ricca di avventura e di buoni sentimenti che piacerà a tutti coloro che non smettono mai di cercare se stessi.

Voto: 3/5

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