lunedì 8 luglio 2013

La versione di Barney / Mordecai Richler


La versione di Barney / Mordecai Richler; trad. di Anna Mioni. Torino: Einaudi, 2012.

Tempo fa avevo visto il film tratto da questo libro, quello con protagonista Paul Giamatti, e mi era piaciuto molto. Chi aveva letto il libro mi diceva che il film era riuscito a portare sullo schermo solo una piccola parte della ricchezza e della complessità del volume. Cosicché mi ero ripromessa di leggerlo ed ecco arrivato il momento.

In realtà avevo cominciato la lettura più di un mese fa e dopo aver macinato un centinaio di pagine in occasione di una piccola vacanza, con il rientro al lavoro andavo avanti a spizzichi e bocconi, dimenticando dettagli e perdendo il filo del discorso, al punto da convincermi che non mi piacesse abbastanza.

Poi finalmente un'intera settimana di vacanze mi ha consentito di divorare i restanti 2/3 del libro.

Devo dire che all'inizio ero quasi frastornata dalla lettura. Non mi ci raccapezzavo in questo flusso di pensieri, flashback, memorie, riflessioni, omissioni, dimenticanze che, nella mia testa, producevano un groviglio quasi inestricabile. E dirò di più, il protagonista Barney Panofsky mi risultava piuttosto antipatico per il suo essere tutto fuorché politicamente corretto, per i suoi eccessi e le assurde scelte di vita, per il suo cinismo senza freni, ai limiti della cattiveria gratuita.

Poi man mano che leggevo - come accade a volte man mano che si frequenta qualcuno - ho cominciato a comprendere la sensibilità di Barney celata sotto la sua natura eccentrica e la sua scorza cinica. E inevitabilmente mi ci sono affezionata, ho iniziato a fare il tifo per lui, e questo pur conoscendo le sue bassezze e piccolezze. Proprio come accade con le persone cui si vuole bene.

La storia di Barney tocca vette di divertimento intellettuale che difficilmente altri romanzi possono eguagliare, così come la sua parabola umana è oltremodo commovente.

Alla fine, gli crediamo davvero quando dice che non ha ucciso l'amico Boogie (prima ancora di conoscere la verità) e vorremmo che il nastro si riavvolgesse quando capiamo che i suoi vuoti di memoria sono dovuti all'Alzheimer. Così come vorremmo andare da Miriam, il suo unico grande amore (pur essendo la terza di tre mogli), e supplicarla di tornare con lui.

E però alle ultime pagine dobbiamo ammettere che la vita è un po' così. Dolce e crudele. Divertente e drammatica. E che Barney l'ha vissuta appieno, sebbene la vita non si faccia mai afferrare del tutto.

Voto: 4/5

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