domenica 9 dicembre 2012

Jens Lekman al Circolo degli Artisti, 5 dicembre 2012


Dopo il concerto di mercoledì 5 dicembre, ho capito che per me la musica si divide in quattro categorie: quella che proprio non mi piace, quella che mi piace in qualunque circostanza, quella che ha senso soprattutto se ascoltata in cuffia e quella che prende vita soprattutto se ascoltata dal vivo.

La musica di Jens Lekman appartiene a quest’ultima categoria. A casa avevo da tempo il suo CD Night falls over Kortedala e recentemente mi ero procurata anche il suo ultimo, I know what love isn’t. Avevo ascoltato abbastanza volentieri soprattutto quest’ultimo, mentre il primo mi aveva lasciata quasi indifferente.

Quando però vedo il suo concerto in programma al Circolo degli Artisti decido di andarci perché mi fa sempre piuttosto piacere ascoltare dal vivo la musica che già conosco, soprattutto se tale risultato si può ottenere a prezzi contenuti!

E così, eccomi mercoledì 5 dicembre, quando a Roma il freddo comincia a farsi sentire sul serio, al Circolo per il concerto di Lekman, ma senza grandi aspettative. Apre la serata Chris Cohen e la sua band. Io non l’avevo mai sentito nominare, ma sono sempre aperta ad ascoltare cose nuove. La performance però non mi entusiasma. Cohen è un bravo batterista e un buon cantante, il suo gruppo è formato da un chitarrista e un bassista, cui si aggiunge un ragazzotto con il cappello col pon pon alle tastiere. I ragazzi ci credono e sul palco si impegnano molto. Ma un approccio esageratamente triste e malinconico, soprattutto del leader, e la ricerca di un virtuosismo e a volte di dissonanze eccessive lasciano nel complesso un po’ spiazzati.

Ma ecco sul palco Jens Lekman e la sua band: lui con il suo immancabile cappellino e la sua chitarra si presenta e dice di venire da Gotheborg, poi ci sono due ragazze bionde, una al basso e una – dolcissima e molto sorridente – al violino; infine un ragazzone biondissimo alle tastiere e un giovane con la montatura scura – che mi ricorda mio nipote – alla batteria. L’insieme è gradevolissimo. Loro sono molto carini, si guardano e si sorridono tutti, sentono il pubblico e danno il massimo.

Lekman chiacchiera moltissimo e ci racconta quasi sempre i retroscena dei testi delle canzoni che sta per cantare. Così ci racconta come sono nate canzoni come Waiting for Kirsten, A postcard to Nina e I know what love isn’t. Ci delizia con il suo stile un po’ da menestrello e con la sua ironia dolce, suonando e cantando molte delle canzoni del suo ultimo album e anche numerose degli album precedenti.

Non c’è noia. Perché Lekman e il suo gruppo sanno anche scaldare l’atmosfera con inserti quasi dance e con divertenti raccordi tra le canzoni. Molti nel pubblico conoscono la sua musica e riescono a seguirlo nei ritornelli. Il concerto è un crescendo di emozioni e di empatia tra la band di Lekman e il pubblico, tanto che alla fine è praticamente scontato il loro ritorno in scena per un bis. Non è altrettanto scontato l’ulteriore ritorno in scena di Jens Lekman da solo che canta senza band Pocketful of money (e il suo ritornello I'll come running with a heart on fire) e il pubblico lo segue con lo schiocco delle dita, il ritornello come sottofondo, il battito delle mani. Ne viene fuori una entusiasmante versione a cappella.

Chi è che diceva che questi svedesi sono tristi e noiosi? Andare ad ascoltare un concerto di Lekman per convincersi del contrario.

Voto: 4/5

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